Critica Anno 1982 |
"Notturno di barche", olio su tela, cm 25 x 40 Nelle tele ad olio di Giuseppe Pesco si evidenzia subito il contrasto tra chiaro e scuro, tra le mosse del colore e l'evanescenza della luce, reso ancora più intenso dall'uso nervoso della spatola che riesce a raggiungere effetti inquietanti soprattutto nei notturni sull'acqua. In questi quadri, fedeli alla natura senza esserne condizionati, l'autore sceglie un suo ordine nella composizione creando una struttura armonica e coerente in ogni dettaglio con un susseguirsi ritmico di forme e colori in spazi geometrici sapientemente delineati. In una produzione più recente questa visione del mondo appare incrinata perché, pur nella perfezione geometrica della rappresentazione, si avverte che l'ordine e la perfezione sono insidiati: nelle pennellate più nervose, nei colori più cupi ai limiti estremi del quadro, nelle crepe delle architetture, nel torcersi dei corpi si intuisce una minaccia incombente, quasi metafisica in cui si può vedere il male del nostro tempo, il dubbio che cerca di insinuarsi nelle nostre certezze secolari. Ma per fortuna negli ultimi acquerelli, radiosi, pieni di brio e felicità troviamo il rimedio al male che consiste nel tuffarsi dentro alla natura, nell'osservarla e nel capire le sue leggi immutabili, le uniche che ci danno certezza o almeno speranza nel rifiorire delle stagioni.
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